venerdì 28 novembre 2008

Le colline hanno gli occhi 2 (The hills have eyes II)

FILM: Brutto seguito di "Le colline hanno gli occhi" versione 2005. Il capostipite, remake dell'omonimo cult diretto nel 1977 da Wes Craven, era un horror con buoni sottintesi sociopolitici e, soprattutto, un forte impatto emotivo: questo, invece, è uno slasher banalissimo ed imperniato su scene splatter tanto esplicite quanto poco disturbanti. Esternamente, il film di Martin Weisz si sforza d'assomigliare quanto più possibile al predecessore (diretto dall'ottimo Alexandre Aja) e per farlo ricicla certe scelte fotografiche, l'ambientazione desertico/cavernosa e, soprattutto, i cattivoni, cioè un gruppo di mutanti "post atomici" che squartano o stuprano (onde ripopolare la specie) chiunque invada il loro territorio. La regia, però e molto più scontata e talora virtuosistica, mentre la "carne da macello" non è più una famigliola borghese come nel primo film ma un gruppo di soldati che, quasi per caso, si ritrova a soccorrere degli scienziati al lavoro proprio nel deserto infestato dai mutanti ed ex poligono per test nucleari. In teoria, la "militarizzazione" dei protagonisti avrebbe dovuto garantire un'azione quantomeno rocambolesca e scontri "corpo a corpo" ricchi di trovate esaltanti: invece, l'inettitudine di costoro (peraltro "dichiarata", nell'incipit, con un'assurda scena d'addestramento) degrada l'ennesima trama da rescue & survival horror a fiera dell'imbecillità e dell'abbozzato. Certe ingenuità dei militari farebbero ridere un boyscout ma soprattutto latita una costruzione emotivo/psicologica efficace, cosicchè, una volta cominciata la mattanza, espedienti come quello del "fuoco amico", degli agguati a tradimento, della perdita di coesione nel gruppo e infine dello stupro, lasciano di marmo, invece di sconvolgere. I clichè caratteriali non si contanto e, nel caso dei soldati, vanno dal sergente rompiballe, all'esaltato incapace, con in mezzo l'eroina femmina (opposto della compagna violentata) e il pacifista che, una volta sotto pressione, diviene goffa macchina di morte. Nell'ultima parte l'azione si conentra nelle grotte e l'atmosfera migliora ma le idiozie non cessano e si sommano a "spaventi" sempre più stucchevoli e telefonatissimi a causa del montaggio "fuori tempo". Quanto ai mutanti, se ne apprezzano le ossessioni, tutte umane però con meno fronzoli, a uccidere, riprodursi, difendere il territorio e litigare: tuttavia, la gommosità dei makeup è troppa e talvolta anche la stupidità nei comportamenti. Inoltre, a differenza di quanto avveniva nel film precedente, tali bestioni non evocano alcun pietoso ribrezzo e alla fine sono solo "brutti, sporchi e cattivi" (anche se non si sa bene quanto lo siano più degli uomini). I sottotesti sull'attualità bellica sono inesistenti, sebbene in varie occasioni si rimandi alla guerra in Iraq e ad un' "autorità superiore" che non solo sa tutto dei mutanti ma che li ha pure creati ed ora vuole eliminarli senza far troppo chiasso. In compenso, è spassoso il pallino che la sceneggiatura ha per le viscere della terra, un inferno occulto dove, bene o male, tutti vengono risucchiati e da cui si esce regrediti ai primordi... o, magari, coperti di merda, come nella scena più surreale del film.

QUALITA' VIDEO (8 su 10): Il video AVC mpeg4 (2.35:1) è limpido, caldo, definito e abbastanza luminoso. La resa complessiva, però, non è fra le più memorabili in assoluto e non surclassa troppo quella del capitolo precedente, che, quanto a incisività "pura" potrebbe essere persino preferibile. I colori, abbastanza "torridi" data l'ambientazione, sono accesi sugli incarnati e sugli sfondi desertici e rendono il cielo d'un blu piuttosto profondo. Il livello del bianco è molto alto ma non affoga dettagli, salvo nella scena iniziale dell'addestramento che è piena di solarizzazioni "volute". La pulizia del quadro è elevata, anche se la "trama" della pellicola è sempre ben evidente: pertanto, si può escludere la presenza d'algoritmi DNR smeriglia facce. La nitidezza generale è apprezzabile, e tutta "HD" ma il dettaglio non è sempre taglientissimo: ciò si nota soprattutto sui primi piani, dove la porosità dei volti, seppur evidente, appare un po' "mossa". Come ovvio, non mancano inquadrature ravvicinate super spettacolari, come quelle sui vari soldati durante il viaggio in camionetta e quindi nelle prime fasi all'accampamento degli scienziati. In più, si fanno notare anche certe inquadrature (medie e totali) come quelle durante la famigerata scena "del cesso", o dell'arrampicata e del rinvenimento del cadavere col portafoglio in testa, dove anche i colori sono saturi come non mai. In altri frangenti, però, si ha la sensazione che il dettaglio ultrafine latiti e che la resa sia lievemente "grossa" e pastosa, sebbene precisa e molto vivace (un po' come avveniva in altri titoli Fox come The Day After Tomorrow). Certi campo/controcampo, inoltre, mettono in evidenza le sfocature della ripresa, mentre i particolari degli innumerevoli sfondi pietrosi variano fra il "radiografico" e l' "appannato". Il contrasto è sempre perfetto e la luminosità ben calibrata, salvo forse nei venti minuti centrali del film, dov'è possibile osservare alcune oscillazioni anomale che, oltretutto, sono accompagnate da un occasionale rumore video. Da notare però che, proprio le scene più rumorose (es. i primi piani sulla soldatessa di colore) sono quelle più definite e a fuoco. Sempre nella parte centrale (nella scena in cui viene ucciso il primo mutante) compare anche una lieve "interferenza" che si manifesta, per alcuni secondi, come uno schema di linee nere diagonali, tipo ombre. Difficile capire se si tratti di un'aberrazione ottica presente nella ripresa o un problema del riversamento: fatto sta che il difetto (verificato su più impianti) compare ed è ben visibile. La profondità dei neri è nel complesso eccellente, tanto che la parte finale nelle caverne, quasi priva di luce, è sempre ben intelligibile. In questa fase, inoltre, la definizione si mantiene più costante e produce una grana finissima e molto naturale, mentre i colori sembrano ancora più accessi che nei passaggi in esterno. Per rendersene conto, basta osservare i volti, molto arancioni, ed il sangue, accesissimo, e, ancora, le tonalità verdastro turchesi degli sfondi. In questi passaggi anche la tridimensionalità ci guadagna, e, rispetto alle fasi "esterne", l'impressione è di maggior stacco fra fondali e personaggi ed una più spiccata precisione dei contorni. A livello di compressione si segnala giusto qualche lieve banda di colore sul cielo, mentre l'edge enhancement è quasi del tutto assente. Rispetto al primo "Le colline hanno gli occhi", la resa video di questo sequel è più pulita e "leccata", oltre che meno aflitta da rumorosità e, soprattutto, artefatti di compressione: per contro, però, la ruvidezza nell'immagine del precedente film era più confacente alla violenza delle immagini e, cone anticipato all'inizio, portava con sè un microdettaglio ed una sottigliezza più incisivi. Arduo stabilire quale fra i due video sia preferibile in senso assoluto, anche se questo presenta senza dubbio una resa più "rigorosa" e meno incline a difetti.

QUALITA' AUDIO (8 e 1/2 su 10): L'audio italiano DTS (768 kbit) è ancora più convincente delle pur buone immagini e si distingue per pienezza, separazione e resa degli alti, che sono taglientissimi ma non stridenti. Il fronte anteriore è compatto e fin da subito presenta musiche solide ed effetti molto ben localizzati. Il centrale non crea "buchi" nell'immagine sonora, anche se all'inizio sembra molto più basso di volume: l'impressione, però, dura solo una manciata di secondi (durante l'incipit con la ragazza) e poi tuto ritorna nei ranghi. La secchezza dei medioalti è eccellente e si scatena, fin da subito, durante la sequenza dell'addestramento. Nella stessa scena, emergono anche le doti di separazione e di calore tipiche delle tracce moderne in DTS e l'attività incessante (nonchè molto precisa) dei canali posteriori. In questi ultimi, infatti, si possono udire con chiarezza gli spari, i boati e persino gli echi attivi delle musiche, il tutto con una dinamica che ha poco da invidiare a quella dei canali frontali. Nella fasi successive ambientate nel deserto, il fronte anteriorie torna ad esibirsi con innumerevoli panning sinistra destra, mentre il canale centrale riproduce perfettamente tutte le voci, in particolare quelle maschili, che sono piene e abbastanza profonde. Le scene "forti" vengono sottolineate da scoppi impressionanti di dinamica, ed accentuate sia dall'assenza di fruscio che dall'alto volume di registrazione. La pulizia generale è assoluta, al punto che gli effetti più dirompenti e "difficili", comprese le molte grida, non producono la minima distorsione. I posteriori si riconfermano attivissimi anche in tutta la parte centrale, sonorizzata sia da effetti ambientali molto enfatizzati (vento, animali, musiche, effetti minacciosi) che da panning fronte retro come quelli delle varie frane o dei mutanti in movimento. Nel finale, invece, dominano le eco e rumori più "confinati" come sgocciolìì d'acqua, stridii d'ogni genere e qualche altro boato che, oltre a ribadire l'ampiezza della traccia, mette in evidenza la buona estensione delle basse frequenze. Il subwoofer interviene con decisione nei passaggi con più dinamica (lo sprofondamento nella prima parte, quello del prefinale e lo scoppio della dinamite) ma rinforza con sicurezza anche le scene d'azione meno "telluriche" (lo scontro conclusivo), producendo un buon impatto senza però impastare musica ed effetti, sempre separatissimi e ben localizzati. La resa, in definitiva, sarebbe quasi perfetta, non fosse per la mancanza della codifica DTS HD MA e un lieve "glitch" al minuto 21, durante il quale l'audio salta misteriosamente alla traccia inglese, sebbene solo per una manciata di secondi.

QUALITA' CONTENUTI EXTRA (6 su 10): Gli extra, accessibili dal menù principale o da quello a scomparsa, sono abbastanza vari ma molto esigui. In dettaglio, sono presenti:

5 scene eliminate (3 min. 15 sec.)

Finale alternativo (56 sec.)

Sequenza di gag (3 min. 39 sec.)

Featurette "Attacchi dei mutanti" (9 min. 47 sec.)

Featurette "Nascita d'una graphic novel" (12 min. 40 sec.)

Documentario "Esplorando le colline: making of di Le colline hanno gli occhi 2" (12 min. 41 sec.)

Documentario "Fox Channel presenta: la vita dopo la scuola cinematografica con Wes Craven" (10 min. 19 sec.)

Il carattere dei filmati è quasi sempre promozionale e non offre un gran approfondimento sulla lavorazione del film. Il documentario principale, almeno, include svariate interviste a Wes Craven (produttore del film) e al figlio (sceneggiatore), anche se i due lasciano basiti per le dichiarazioni sulla presunta riuscita dell'opera. Nello stesso filmato sono presenti anche molte riprese sul campo, oltre a qualche sguardo alle location, ai set e agli innumerevoli effetti splatter: il tutto è però troppo scollegato e superficiale per suscitare interesse. La featurette sulla graphic novel illustra la genesi del fumetto che, sul piano temporale, precede tutti i film. Breve ma molto densa, accalappia l'attenzione sia per l'effettiva qualità del fumetto, la cui storia pare molto articolata ed "estrema", sia per come illustra le tecniche della sua realizzazione, in parte manuali e in parte digitali. Il segmento sui mutanti approfondisce un po' la realizzazione dei make up ed costellato da interviste agli attori che interpretano i mostroni (peraltro abbastanza "deformi" anche senza trucco). L'inserto del Fox Channel, invece, consiste in un'intervista a Wes Craven condotta da tre studenti di cinema: come prevedibile, le domande sono tutte piuttosto innoque e reverenziali, anche se certe perle di Craven (ad esempio l'esilio forzato assieme al figlio per partorire lo script) sono parecchio esilaranti, soprattutto se rapportate alla bruttezza del film. Le scene eliminate, infine, aggiungono poco o nulla (tantomeno qualche effetto splatter inedito), mentre il finale alternativo è identico a quello "legittimo", tranne per un'inquadratura che però non ne altera il senso. Gli extra sono tutti in bassa definizione ma vantano una buona qualità video. Presenti i sottotitoli sia in inglese che in italiano.

link a recensioni esterne:
AfDigitale (Bluray italiano)
Highdefdigest (Bluray americano)
DVD Town (Bluray americano)
DVD Authority (Bluray americano)
DVD Talk (Bluray americano)

Scheda del film
Imdb

mercoledì 19 novembre 2008

Speed Racer

FILM: Da Larry ed Andy Wachowski, la versione "quasi-live" d'un noto cartoon automobilistico giapponese degli anni '70. Protagonista è lo "Speed Racer" del titolo, un giovane pilota alle prese con il ricordo del fratello, asso del volante prima caduto in disgrazia, poi morto in circostanze oscure, e con la multinazionale che vorrebbe "comprare" lui e la piccola azienda motoristica del padre. La tecnica di ripresa fonde veri attori ed ambienti digitali, con l'intento di tradurre il disegno animato originario in una dimensione ancor più fantastica e sopra le righe. Il risultato, fra animazioni assurde, fotografia sgargiante e personaggi "scoppiati", è un caleidoscopio cinetico che ubriaca lo spettatore e in cui s'intrecciano le due "anime" del film: quella bambinesca, fatta di personaggi bidimensionali, retorica e buoni sentimenti, e quella "adulta", con le sue bizzarie, i traumi da affrontare e le ossessioni, prima fra tutte quella per la velocità. Proprio la velocità è anche il collante della pellicola, nonchè tema di fondo che origina o "risolve" tutti gli altri: dal superamento dei propri fantasmi, alla lotta fra industria e impresa familiare, passando per la fuga da un mondo che corrompe, o esilia, chi non giunge primo al traguardo. Divertente e persino stupefacente, a tratti, azzecca alcune gag dal vago sapore grottesco, come quelle con i piranha e gli allenamenti dei piloti stile "Mission impossible". Inoltre, comunica certi umori con un'efficace distorsione degli spazi (che s'attorciagliano, appiattiscono, scompongono o animano all'improvviso) e sovverte alcuni "sviluppi" tipicamente orizzontali in verticali, come nelle scene del trenino (che scende invece di avanzare) e della catena di montaggio (impilata fino al soffitto), ambientate nella fabbrica dei cattivi ed in cui si sottende una distorsione "geometrica" della moralità. Buffonaggini e caramellosità, però, guastano una miscela che alla fine è troppo "stravagante" per divertire i piccoli e troppo cartoonesca per appassionare i "grandi". Il totale iperrealismo delle scene d'azione, in cui le auto sembrano Hotwheels maneggiate da bambini (mancano solo le manone paccioccose che le spingono), mina il coinvolgimento, mentre i siparietti comici a tratti funzionano e a tratti opprimono, proprio come certi combattimenti. La trama è articolata ma fra verbosità, personaggi non interessanti e "ripensamenti" di sceneggiatura c'è di che stufarsi, mentre il finale, che è un orgasmo cromatico, poggia su colpi di scena intuiti mezz'ora prima. In più è buonista, corretto, positivo fino all'osso, anche se in parte si riscatta con l'ennesima "interruzione sul piu bello" che, come le altre presenti nel film, rimanda al timore del campione di non poter vivere i propri sogni. A confronto di videogame dichiarati come quelli di Rodriguez (Spy kids e compagni), Speed Racer vanta un' "autorialità" granitica ed una stilizzazione forse anche troppo "avanti " per essere digerita in una sola volta: ma di fondo resta la sensazione che i Wachowski fossero alla ricerca disperata dell'ennesima formula innovativa, dopo quella di Matrix (citato, peraltro, in più d'una scena). Nutritissimo il cast, fra cui spiccano un "dinosaurico" John Goodman, "zia" Susan Sarandon e Cristina Ricci che non si capisce se sia femme fatale o amica del cuore del protagonista (Emile Hirsch, fra l'altro poco carismatico). C'è anche Mathew Fox, cioè il Jack di Lost, sperduto qui come sulla nota isola: almeno fino a quando non viene "salvato" da uno spiegone patetico.

QUALITA' VIDEO (9 e 1/2 su 10): Il video VC1 di Speed Racer lascia sconcertati per pulizia e senso di dettaglio ma ha qualche peculiarità (derivante dallo stile "grafico" e dalla ripresa originaria) che gli impedisce di essere perfetto come lo sono, ad esempio, i lungometraggi digitali Pixar. Ma partiamo dai pregi, innumerevoli: tanto per cominciare, la nitidezza del quadro (2.35:1) raggiunge livelli "ipnotici" sui fondali ed è altissima anche su molte inquadrature dei volti (ma non su tutte, come vedremo in seguito). Gli ambienti, generati quasi sempre al computer, sono perfettamente a fuoco e vantano una complessità delle texture che "buca" letteralmente lo schermo. E questo vale sia che si utilizzi un piccolo schermo da 32 pollici, un plasma da 50, oppure un proiettore. Si osservi un qualunque ambiente interno (dove il digitale è un po' meno presente) e quindi gli innumerevoli paesaggi, gli elementi attorno alle piste, la "trama" stessa dei manti stradali: il dettaglio non è solo "telescopico" ma vibrante, in una maniera che, sebbene un po' innaturale, lascia sbalorditi. Come ovvio, le texture delle varie auto non sono da meno e con esse quelle di edifici, montagne, acqua. Effetti grafici e traslucenze, in scene "montuose" come quella del rally del "Casa Cristo", quasi sprofondano nello schermo per la tridimensionalità che acquistano. Come se non bastasse, i dettagli più minuscoli saturano costantemente l'immagine, siano essi cromature metalliche, fili d'erba, trame di vestiti o edifici in lontananza. Ad una definizione tanto "fotorealistica" s'aggiunge una palette cromatica forse fra le più sature e variopinte non solo nel campo dei film "live action" ma anche in quello dell'animazione digitale. Le tinte primarie, infatti, esplodono tutte con prepotenza e sono così cariche da far sembrare in "bianco e nero" qualunque film visionato dopo questo. Le sfumature non sono da meno e coinvolgono ogni variazione cromatica immaginabile. Inoltre, sono del tutto prive di gradienti, sfrigolìì o altri segni di compressione, invisibile, quest'ultima, anche nelle innumerevoli scene ultraveloci. Risultato d'un impostazione tanto estrema e perfetta? Un sovraccarico di colori che, nelle scene con più dettaglio (ad esempio le panoramiche aeree della città) anima un caleidoscopio allucinante e in un certo senso "frattale", per gli infiniti intrecci di colori ed elementi grafici che si possono osservare, ogni volta in modo diverso. Come immaginabile, dato quanto scritto finora, il livello del nero è profondissimo e non solo non mangia un singolo pixel di dettaglio (ottimo anche nelle porzioni in ombra dell'immagine) ma vanta una tridimensionalità esaltante. Si vedano, ad esempio, le scene con l'inseguimento dell'autotreno (che, per impatto visivo, sembrano prese direttamente da "Cars") e quella del dialogo notturno fra Speed Racer e Racer X, dove esplodono sia la porosità dei volti che la perfezione degli sfondi, anche se immersi, questi ultimi, in un blu scurissimo. Il senso d'esaltazione per la resa di questo video, insomma, è pressochè assoluto ma, come anticipato, si possono muovere un paio di critiche che ridimensionano un po' il giudizio. La prima riguarda la resa di certe inquadrature dei volti, dove il dettaglio, seppur buono, non è "a fuoco" e tagliente come ci s'aspetterebbe. Si sospetta la presenza di DNR (applicato direttamente nella ripresa) e di una luminosità forse eccessiva ed alla quale non si rimedia nemmeno abbassando di molto il contrasto. Sempre queste inquadrature (molte di quelle su Susan Sarandon, John Goodman e il cattivone a capo della multinazionale) non solo appaiono "nebbiose" e appannate ma presentano anche una lieve "scontornatura", a volte rossa, a volte verde: di primo acchito potrebbe sembrare un problema di convergenza nei colori del display ma prove su impianti diversi (PC compreso) hanno evidenziato che il "difetto", per quanto lieve, risiede proprio nella ripresa. La seconda critica (se così si può chiamare) è esclusivamente "artistica" e riguarda l'impostazione stessa delle immagini. Queste ultime, infatti, saranno perfette, tridimensionali e "fuori dallo schermo" quanto si vuole ma sono suggestive come possono esserlo quelle d'uno splendido videogioco in alta definizione. La resa, cioè è abbastanza artificiale e ben lontana da quella d'una pellicola cinematografica (magari 70 millimetri o IMAX, ad esempio Dark Knight, o persino "vintage", come 007 Dalla Russia con amore) e dalla naturalezza dei suoi contenuti "tipici". Analogamente, la resa di questo video è così "elettronica" che nemmeno compete con quella di lungometraggi digitali come Wall-E o Ratatouille, più "morbidi" e capaci di dare una sensazione, di "dipinto sullo schermo", che questo video non trasmette, o che trasmette in misura inferiore, pur con tutto il suo sovraccarico di dettaglio. Stesso discorso vale nel confronto con un normale cartone animato (ad esempio "La bella addormentata nel bosco", tanto per restare in ambito Bluray). Viene da chiedersi quanto ciò dipenda dall'abitudine a vedere pellicole "tradizionali": fatto sta che l'immagine di Speed racer, sgargiante ma asettica, ha davvero poco a che spartire con il calore della celluloide, o persino d'una ripresa digitale che la "imiti" accuratamente.

QUALITA' AUDIO (8 e 1/2 su 10): L'audio italiano Dolby Digital 5.1 (640 kbit) è favoloso, almeno se si considera la sua natura "non HD" e qualche lieve carenza strutturale. Innanzitutto, è impossibile muovere critiche al volume di registrazione, che è davvero sostenuto per tutto il film e non presenta mai flessioni. Poi stupiscono sia la separazione dei frontali che la loro cristallinità: quest'ultima, in particolare, rende incredibilmente squillanti sia gli effetti delle auto (innumerevoli) che le voci, senza contare eco e musiche, le quali "esplodono" fin nella primissima sequenza. Il canale centrale è un perno efficacissimo dell'asse anteriore e non solo è amalgamato perfettamente ma riproduce le voci con una corposità adeguata. Ciò è evidente soprattutto nelle svariate scene dei diloaghi "familiari", dove il tono più cupo di John Goodman s'alterna alla "setosità" delle voci femminili di Susan Sarandon e Cristina Ricci, mentre il tutto viene enfatizzato dall'assenza pressochè totale di fruscìo. Come ovvio, però, le fasi in cui emerge il bene e il male di questa traccia sono quelle motoristiche: fin dai primi momenti in flashback, infatti, il rombo dei motori investe tutti i diffusori e s'intreccia in maniera ben intelligibile alle musche (incalzanti e cariche sui medi) ed alle voci dei cronisti (che producono un'ottima ambienza). Nelle fasi successive, il carattere ruggente della colonna sonora viene confermato e persino acuito da botti, urti e grida d'ogni genere. Per capirlo, basti ascoltare il frastuono delle corsa alle Fiji e in seguito quello al rally del "Casa Cristo", dove il coinvolgimento diviene totale grazie alla costante sensazione di suono "fuori dai diffusori". Persino certe fasi non prettamente "corsistiche" mettono in evidenza la limpidezza della traccia ed anche l'uso accorto dei diffusori posteriori: ad esempio, quella ambientata sull'autotreno, dove una caterva di spari rimbalza alle spalle dell'ascoltatore, o le fasi dentro la multinazionale (durante e dopo la visita) in cui i rumori dei macchinari creano un buon effetto d'avvolgimento. L'estensione della gamma medio bassa è sempre eccellente e addirittura stupisce sui diffusori principali, i quali pur non essendo sfruttati al limite della distorsione (come avviene ad esempio in "Underworld") forniscono un apporto tale da controbattere a quello d'un subwoofer comunque abbastanza presente. Come esempi (con anche i posteriori di nuovo in gran spolvero) s'ascoltino le fasi iniziali del già citato rally "Casa Cristo" e quelle fra le montagne, o, ancora, le gare nei circuiti metallici, in cui i sobbalzi colpiscono allo stomaco, e infine anche scene "marginali" come quella della scazzottata in hotel, della sparatoria nella valle e dell'esplosione della bomba. In definitiva, l'impatto generale della traccia è sempre molto appagante e s'avvale senza dubbio del bitrate più elevato concesso dal Bluray: tuttavia, una traccia HD avrebbe dato una marcia in più alla precisione di panning ed effetti, e alla definizione generale. Inoltre, avrebbe annullato le non gravi ma comunque palesi imperfezioni della traccia: ad esempio la tendenza a farsi più "chiassosa" che potente nelle scene forti e qualche "appannamento" delle alte frequenze, soprattutto nel caso di grida e motori. Fra l'altro non ci si può nemmeno consolare con l'audio inglese, il quale non solo non è HD ma ha un mixing meno efficace del nostro, anche se di poco.

QUALITA' CONTENUTI EXTRA (5 su 10): Gli extra, davvero pochi, dato anche il tipo di film, sono accessibili da un menù a scomparsa che diventa fisso dopo che s'è scelto un qualunque contributo. In dettaglio, trovano posto:

Featurette "Paulie Litt guarda i set del film" (14 min. 34 sec.)

Featurette "Il brivido della velocità" (15 min. 43 sec.)

Documentario "L'eccitazione della gara: le tecniche usate (27 min. 38 sec.)

Featurette "L'invenzione del mondo di Speed Racer" (9 min. 58 sec.)

Le tre featurette hanno un carattere abbastanza promozionale, anche se la prima (con il bambino che interpreta "Spritle") è un po' più articolata ed ironica. La terza, comunque, è quella più ricca d'informazioni (anche se più breve) ed include una veloce panoramica sulla genesi del film, sulle auto, gli attori e le tecniche per gli effetti speciali, con anche brevi interviste a molti membri del cast (ma non ai Wachowski, che non appaiono in nessun filmato). Il contributo sui vecoli ("Il brivido della velocità") è invece il più inutile, anche se simpatico: in esso, vengono sviscerate le caratteristiche tecniche di tutte le auto più importanti del film, con anche schemi tecnici e animazioni in 3D. Come immaginabile, il grosso degli aneddoti sulla lavorazione del film è presente nel documentario da quasi mezz'ora, anche se non ci si può attendere un buon livello d'approfondimento, vista la durata. In ogni caso, il ritmo forsennato e la sua "densità" hanno permesso di mostrare parecchi aspetti tecnici legati alla costruzione delle vetture, alle riprese sulle piattaforme idrauliche a all'approccio al cartone animato originario. Non mancano interviste al produttore Joel Silver (che in pratica fa da "Cicerone" in quasi tutti i contributi) e agli attori principali, anche se le loro dichiarazioni sono quasi solo "incensatorie". Discorso a parte merita lo spezzone sulla fotografia "sferica", presente sempre nel documentario: non molto lungo, è però chiarissimo e davvero efficace nel descrivere una tecnica digitale a dir poco incredibile e che consente di fotografare ambienti a 360 gradi per poi usarli, in tempo reale, durante le riprese. Tale "digressione" è così affascinante che avrebbe meritato un documentario tutto suo. I quattro filmati sono in bassa definizione e presentano una buona qualità video. Inoltre, sono sottotitolati sia in inglese che in italiano.

link a recensioni esterne:
AFDigitale (Bluray italiano)
Forum AV Magzine (Bluray italiano)
Highdefdigest (Bluray americano)
DVD beaver (Bluray americano)
AVS Forum (Bluray americano)

Scheda del film
Imdb

mercoledì 12 novembre 2008

Rendition - Detenzione illegale (Rendition)


FILM: Thriller sulla tortura ed il sequestro "di stato", con ampie fasi drammatiche, sprazzi d'action e respiro "corale". La storia, un po' scombussolata, narra la vicenda d'un americano d'origini egiziane che, al ritorno negli Stati Uniti da un convegno in Sud Africa, viene rapito, deportato e torturato dalla CIA, poichè ritenuto in contatto con una cellula terroristica. La moglie del sequestrato, incinta e americana, pressa le autorità per conoscere la sorte del marito ma si scontra con la riluttanza del governo e, soprattutto, della perfida senatrice Corrine Withman (interpretata da Meryl Streep). Intanto, in un'imprecisata località mediorientale, un gruppo terroristico cerca d'eliminare il capo della polizia, servendosi di giovani pedine e, forse, delle indicazioni dell'uomo in mano alla CIA. Fra spettacolo e denuncia, il film di Gavin Hood ritrae con efficacia la follia dei metodi coercitivi americani post 11 settembre e per queso suscita una partecipazione "viscerale", all'inizio. Inoltre, irretisce con una storia d'amore-spionaggio-vendetta carica di solitudine e sentimenti estremi che si trasformano in buone ragioni per "sragionare". La costruzione, però, è semplicistica e cerca d'intricare una trama ben più semplice di quanto sembri. A dimostrarlo, l'uso "meschino" del flashback e l'occultamento di certe connessioni (o sconnessioni) che però appaiono ovvie allo spettatore smaliziato. L'odissea "kafkiana" del protagonista è angosciante ma montata ad arte: non ha sfumature ed è piena di personaggi che, lacrimevoli o spietati, servono ad aumentare l'empatia. Su tutti, la moglie incinta, i funzionari indifferenti ed i politici uno più "calcolatore" dell'altro. Come se non bastasse, Il finale avalla una moralona umanitaria solo perchè il protagonista è innocente, ed evita gli interrogativi più scottanti sulla tortura (tipo se sia ingiusta -anche- sui colpevoli). Le scene "thrilling" funzionicchiano ma sono annacquate dal ruolo patetico di Jake Gyllenhaal, agente novizio che incarna la coscienza "pentita" dell'America. Funzionano al 100%, invece, gli interventi cinici della senatrice di Maryl Streep, che ben rappresentano la distanza fra politica e umanità nella lotta al terrorismo. E colpiscono nel segno anche i montaggi paralleli in cui emerge la complementarietà degli estremismi occidentali e mediorientali: ma in definitiva, ad una premessa avvincente seguono uno svolgimento troppo "furbo" e, soprattutto, una risoluzione incapace di riflettere in modo più impegnativo su tortura e lotta al terrorismo.

QUALITA' VIDEO (8 su 10): Il video VC1 2.35:1 è di buonissima qualità e da solo dimostra l'origine molto recente del film. La pellicola, infatti, non ha il minimo graffio, mentre il senso di pulizia è quasi sempre altissimo... forse troppo, al punto che, quasi subito, si sospetta un processamento con filtri DNR (digital noise reduction). All'inizio, tale sospetto passa in secondo piano, poichè si viene ammaliati da totali molto sottili ed ultra definiti (i paesaggi in Sud Africa e, subito dopo, quelli in Medioriente): quando però le inquadrature si spostano sugli attori, è impossibile non notare il tipico effetto "ceroso" della ripulitura digitale dell'immagine, soprattutto sulla pelle dei volti. Per fortuna, tali filtri non sono stati usati in modo catastrofico, anche se, nonostante l'alto grado di porosità, gli incarnati mantengono spesso un aspetto lievemente "plasticoso", soprattutto sui campi medi e con luce non diretta. Si osservino, come esempio, le prime inquadrature di Jake Gyllenhal in auto, o quelle della Whiterspoon che gioca col figlio. E ancora, certi campi medi e primi piani durante il primo interrogatorio, dove il dettaglio è si preciso e "granitico" (e in acluni casi davvero radiografico) ma anche lievemente "aquarelloso", proprio per la mancanza della microinformazione ultrafine. A riprova dell'utilizzo del DNR, s'osservino attentamente le immagini del trailer del film presente sul Bluray, che, prive di filtri, sono lievemente più sgranate ma assai naturali, cariche di dettagli microscopici e, in definitiva, molto più vicine alla resa della pellicola originaria. A parte questa spiacevole "filtratura", comunque, non si può negare che l'immagine di questo Bluray abbia molti pregi: su tutti, la finezza del "tratto" in oggetti inanimati come edifici, automobili, aeroplani, o l'ottimo contrasto. E ancora, l'eccellente saturazione delle tinte (dall'arancio al turchese, passando per il verde bottiglia ed i rossi "pieni") ed un nero che, nelle scene di tortura, si mantiene profondissimo senza però nascondere i dettagli scuri. Gli stessi volti degli attori, per quanto "impomatati", riescono a sbalordire in più d'un occasione: ad esempio, in tutte le scene con forte luce diretta (molte di quelle con il capo della polizia), o in quelle del già citato interrogatorio iniziale e, ancora, durante il confronto fra la Whiterspoon e Maryl Streep, per non parlare d'alcuni primi piani nelle già citate fasi di tortura e sulla giovane coppia mediorientale in molte sequenze diurne. Eccellenti sono anche gli scorci paessaggistici più "torridi" (ad esempio durante gli atterraggi dei vari aerei al tramonto), nei quali però il DNR torna a farsi vedere provocando il tipico effetto "fermo immagine" sul cielo e in generale su qualsiasi sfondo uniforme. Paradossalmente, la definizione dei contorni è così fine da provocare piccole scalettature o "flickerii" su display HD ready, con un effetto simile a quello riscontrato in zodiac ma qui accentuato dalla presenza d'un edge enhancement non del tutto trascurabile. A riprova dell'effetto, s'osservino i titoli di testa, o, ancora, il totale in cui Jake Gyllenhal è seduto all'ospedale, subito dopo l'attentato. Per il resto, non si riscontrano altri difetti di compressione e nemmeno rumorosità anomale (ci mancherebbe, vista la ripulitura digitale), salvo giusto in una manciata d'inquadrature con luce mediobassa. La messa a fuoco della ripresa è molto costante, con cali evidenti della definizione solo in pochi passaggi concentrati soprattutto nell'ultima parte del film. Senza DNR, il video di questo disco avrebbe sfiorato i vertici del formato (basta vedere il trailer per rendersene conto): così com'è, invece, fornisce una rappresentazione che è si molto "leccata" e "sottile" della pellicola originaria ma anche un po' innaturale e priva della porosità iperfine.

QUALITA' AUDIO (8 su 10): L'audio italiano PCM 5.1 è "rigoroso" ed efficace ed anche se non viene esaltato da un mix particolarmente esposivo (salvo un paio di scene d'azione, non ci sono grossi "scossoni") offre un buon coinvolgimento. Fin dalle prime battute si può constatare il volume di registrazione assolutamente nella norma ed un'ottima separazione dei canali frontali. Ciò è evidente soprattutto nelle musiche d'apertura, che hanno un suono molto caldo, "secco" e separato. Subito dopo, il centrale dimostra la sua solidità riproducendo alla perfezione sia le voci femminili, dolci e nitide, che quelle maschili, piene e profonde come ci s'aspetterebbe. Sempre il centrale, inoltre, è inserito con grande naturalezza nella scena sonora, cosicchè le varie scene di traffico cittadino della prima parte sono rese con un buon senso di circondamento. Anche i posteriori, in queste fasi, producono una discreta ambienza e sebbene in generale il loro apporto non sia certo memorabile, la loro precisione si fa apprezzare più volte. La nitidezza di alte e medie frequenze è esemplare, mentre la timbrica ha il "calore" che solo l'audio non compresso può garantire. Queste caratteristiche, unite all'assenza di fruscio e al tono pacato ma incisivo della colonna sonora, donano alla traccia una singolare, energetica "intimità": ad avvantaggiarsene, sono sia i momenti drammatici (le urla durante le torture, i dialoghi più tesi fra la Whiterspoon e la Streep, i cori durante i sermoni islamici) che le transizioni più "delicate" (atterraggi degli aerei, sottofondi cittadini e silenzi rotti da musicalità sinuose). Su un piano prettamente "bombastico", le uniche scene fragorose degne di nota sono quelle dell'attentato e del crescendo pre-conclusivo, dove tutti i diffusori esplodono in un tripudio di medio bassi potenti ma senza sbavature. In queste fasi la resa è eccellente, anche se il subwoofer, forse "in ossequio" alla sostanziale "eleganza" della traccia, interviene in maniera molto controllata.

QUALITA' CONTENUTI EXTRA (6 su 10): Gli extra non sono tanti ma la loro durata (che nel caso dei contributi filmati ammonta a quasi 80 minuti) è più che sufficiente. In dettaglio, trovano posto:

Traccia di commento del regista Gavin Hood

Documentario "Fuorilegge" (27 min. 41 sec.)

Documentario "Making of Rendition" (30 min. 7 sec.)

5 scene eliminate con il commento opzionale del regista (18 min. 11 sec.)

Trailer cinematografico

Il documentario "Fuorilegge" è molto toccante e raccoglie le testimonianze di vere vittime di "consegne straordinarie" (cioè la procedura con cui un governo rapisce e deporta un sospettato in paesi dov'è ammessa la tortura). Tale filmato, che lo stesso regista ha voluto includere fra gli extra, comprende interviste drammatiche e ricostruzioni dei percorsi dei detenuti. Inoltre, è inframezzato dalle dichiarazioni beffarde (ed inserite con intento volutamente polemico) di politici come Bush o Condoliza Rice sul rispetto dei diritti umani negli Stati Uniti. Il dietro le quinte vero è un po' troppo breve ma abbastanza interessante, poichè incentrato sulla ricerca e la preparazione delle location. Sono inclusi anche molti interventi del regista e di qualche attore e viene dato un discreto risalto alla preparazione della sequenza con l'attentato. Le immagini che vengono mostrate sono prese quasi tutte sul "campo", anche se, rispetto a dei banali outtakes, s'apprezza la costruzione più "ragionata". Le scene tagliate sono poco significative, tranne quella della "finta fuga" e quella con Gyllenhal sospettoso: entrambe, infatti, aggiungono qualche sfumatura sia ai personaggi che alla trattazione dei temi di fondo. Tutti gli extra sono in alta definizione, tranne il documentario "Fuorilegge". La qualità video, comunque, è sempre validissima e addirittura migliore di quella del film nel caso di scene tegliate e trailer, vista l'assenza di filtro DNR. Presenti sottotitoli in italino su filmati e tracce di commento. Il documentario "Fuorilegge", inoltre, include i sottotitoli inglesi sovrimpressi direttamente sul filmato.

link a recensioni esterne:
AfDigitale (Bluray italiano)
Highdefdigest (Bluray americano)
Blu-Ray Reviews (Bluray tedesco)

Scheda del film
Imdb

martedì 4 novembre 2008

Dragon Wars (D-War)

FILM: Atroce fantasy coreno che piazza serpentoni, mostri ed eserciti stile "Signore degli anelli" in mezzo ad una Los Angeles dei giorni nostri (e ribattezzata, per l'occasione, "Liberty city", proprio come nei videogame "Gran Theft Auto"). L'operazione è fallimentare per innumerevoli ragioni ma due risaltano in particolare. La prima è l'assoluta incomprensibilità della trama, che, basata su una leggenda popolare coreana, mescola reincarnazione, lotta ciclica fra bene male ed ascensione a stadi supremi dell'esistenza (leggasi: da serpente a drago). La seconda, ancor più evidente, risiede nell'improbabile mix fra immaginario da leggenda orientale e contesto action-thriller americano: ora, passi il "sincretismo delle culture" e il tentativo di fondere certi generi cinematografici (wuxia, action soprannaturale, colossal catastrofico) ma sentir parlare personaggi tipicamente "made in USA" come fossero esperti "innati" di mitologia coreana è quanto di più bislacco sia riuscito a produrre l'industria cinematografica negli ultimi anni. Se almeno ciò servisse a rendere la storia affascinante, o quantomeno articolata, si potrebbe anche chiudere un occhio: invece, il tutto si riduce all'ennesima fuga della bella in pericolo, mentre è inseguita dai "malvagi" e protetta dal giornalista innamorato di lei. Poco importa che ognuna di queste "pedine" sia la reincarnazione di santoni o guerrieri vissuti secoli prima (ovviamente da coreani, in Corea) e poco importa che dall'esito delle loro azioni dipenda, forse, il destino del mondo, visto che l'epica è la stessa d'una rievocazione fatta da bambini con le loro action figures. Come prevedibile, la sceneggiatura fa di tutto per avvilire, e ci riesce prima con un contorto "flashback nel flashback" (in pratica 10 minuti di "La tigre e il dragone" dentro l'inizio di "Gremlins"), poi ammucchiando personaggi venuti dal nulla, un umorismo da prima elementare e "colpi di scena" più simili ad amnesie di racconto. Il melodramma, inoltre, è d'accatto, mentre la frammentarietà sembra quella d'un film girato a più mani. Basti pensare alla scena in cui i protagonisti svengono nella periferia di Los Angeles e si risvegliano in una simil Terra di mezzo". Sull'implausibilità dell'incredibile (perchè, in fondo, l'incredibile deve avere una sua plausibilità) non si sa se lasci più allibiti l'esercito di cattivi simil-power rangers (con anche rimandi ai Cylon di Galactica 1984) o il serpentone che crea sfaceli ma nessun allarme in città, almeno fino alla mega-battaglia del prefinale. Se non altro, il rigore della confezione non si discute e regala alcuni momenti evocativi che si concentrano, manco a dirlo, nella suddetta mega-battaglia (la sola in cui il fantastico contrasti in modo affascinante con il grigio realismo urbano) e, in parte, nell'ultimo "groviglio" fra i rettili. In entrambe le situazioni, gli effetti speciali sono ottimi, nonostante qualche scadimento nel "televisivo", e la regia è tutto sommato capace di gestire l'azione caotica: ma va da sè che ciò non basta a rendere Dragon Wars un colossal meno "stonato" e "improponibile" ed anzi ci si chiede quanto una tecnica platealmente rozza avrebbe reso più spassosa tutta l'operazione.

QUALITA' VIDEO (8 e 1/2 su 10): L'immagine 2.35:1, compressa in AVC Mpeg4, è ben definita e, inoltre, molto luminosa e coloratissima. Ciò è evidente fin dalla sequenza dei titoli, la quale ha in sottofondo una grafica molto calda e sottile, e quindi nel primo totale su Los Angeles. La cromia è varia e presenta rossi, verdi e blu molto accesi, mentre il nero è quasi sempre profondo ed accompagnato da un ottimo livello di contrasto. La nitidezza, pur buona, non è però costante ed alterna picchi sui primi piani luminosi (le inquadrature dei protagonisti nella redazione del giornale) a cali evidenti in scene al chiuso (quelle al negozio d'antichita, o a casa della protagonista femminile). La grana è abbastanza fine e rispecchia l'impostazione della pellicola originaria: in qualche breve passaggio, però, questa aumenta a dismisura, mentre in scene scure, come quella nel bar, si trasforma in un lieve rumore video. Le parti con effetti spaciali sono nitidissime (s'osservino tutte quelle con i serpenti, o gli eserciti reincarnati) ma creano uno stacco un po' innaturale con gli sfondi, o con scene adiacenti e dalla grana più "grossa". Certe istantanee dei rettiloni digitali, comunque, sono davvero perfette: su tutte, restano nella memoria quelle durante gli assalti nell'ospedale, nel fast food ed in cima al grattacielo, graziate da sfondi così puliti da sembrare dei fermo immagine. Nella lunga sequenza del flashback, purtroppo, fanno capolino alcune sfocature, oltre ad un livello del bianco che, in qualche passaggio, rischia di bruciare i dettagli. In compenso, però, sempre nei flashback ci sono due fra i primi piani più "porosi" e puliti del trasferimento: quello sulla coppia d'innamorati e quello sul bambino, durante la sua transizione ad adulto. La tridimensionalità del quadro è sempre molto spiccata e, dopo qualche flessione durante la battaglia in città, ragguinge il picco massimo nello scontro finale fra i rettili. Quest'ultima scena è forse un po' artificiosa (complice anche il senso di "copia e incolla" di certi effetti digitali) ma le forme dei mostri risaltano in modo impressionante su un cielo cupo, pulito e compattissimo. A livello di compressione non si segnalano artefatti particolarmente fastidiosi ed anche l'edge enhancement non sale mai sopra il livello di guardia. Se a ciò s'aggiunge l'assenza totale di DNR, non si può che rimanere soddisfatti per un quadro tutto sommato vivace e cinematografico e che come unico difetto presenta solo una lieve discontinuità (più nello "stile" fotografico che nel livello qualitativo).

QUALITA' AUDIO (7 su 10): L'audio italiano Dolby True HD (ascoltato da uscite analogiche del lettore Sony BDP S-500 collegate ad ampli Onkyo TXDS-555) è coinvolgente a livello di mix ma solo discreto per quanto riguarda la qualità. Il messaggio sonoro è senza dubbio molto ben distribuito su tutti diffusori e genera sia un fronte anteriore ampio che un posteriore dinamico e preciso. Per accorgersene, è sufficiente ascoltare i primi 5 minuti di film, in cui s'alternano ottime musiche, panning d'elicotteri e vari effetti ambientali. In seguito, la lunga sequenza del flashback conferma le doti pirotecniche della traccia con esplosioni, urla e scie d'ogni genere. La definizione generale sulle alte frequenze è in linea con i canoni d'un prodotto odierno, come dimostrano le voci (perfettamente riprodotte sul centrale) e gli effetti d'ambienza: tuttavia, le scene più fragorose producono molte "bruciature", mettendo spesso in crisi la nitidezza della traccia. Inoltre, sempre nei passaggi "forti", tutto il fronte anteriore sembra impastarsi ed abbassarsi un po' di volume, con un risultato davvero poco piacevole all'ascolto. Per fortuna, tale limite è appena percettibile in tutta la prima parte del film (dove anzi restano nella memoria certi frastuoni causati dai "serpentoni" in scene come quella allo zoo e all'ospedale), mentre si fa preoccupante lungo la battaglia in città. In questa fase, addirittura, il centrale s'inscatola inspiegabilmente e provoca un riverbero abbastanza sgradevole sia delle voci che degli effetti. E ciò è davvero un peccato, dato che, ad esempio, i canali posteriori si prodigano in effetti molto suggestivi: dai panning fronte retro a quelli sinistra destra, passando per gli interventi attivi generati da missili, "versacci" dei draghi e da tutto il contorno d'esplosioni. Lo scontro conclusivo, almeno, riserva qualche effetto frontale più convincente, come certi botti "stermina eserciti" e i vari "sibili" dei rettiloni. In più, il subwoofer convince sempre grazie ad interventi decisi e che mascherano la poca "tenuta" del fronte anteriore: il tutto, però, non risolleva le sorti d'una traccia fantasiosa e dinamica quanto si vuole ma con qualche serio limite.

QUALITA' CONTENUTI EXTRA (5 su 10): Pochi e spartani gli extra, che si aprono con la featurette 5000 anni - dietro le quinte di Dragon Wars (18 min. 10 sec.) e proseguono con cinque confronti fra storyboard e scene ultimate (11 min. 19 sec.), una galleria di disegni preparatori e i trailer di Waterhorse, Across the universe e Saawaryia. La featurette mostra qualche set e la realizzazione d'alcuni effetti speciali: ma il taglio è superficiale ed affogato in ingenue interviste che il regista Hyung-rae Shim ha rilasciato durante la prima del film in Corea. Non per nulla, l'unico aspetto piacevole del filmato resta l'entusiasmo eccessivo del pubblico (sia prima che, incredibile, dopo la proiezione) mentre ascolta le suddette fesserie pronunciate dal regista. I confronti fra storyboard sono ben realizzati ma molto anonimi, mentre i disegni preparatori, anche se ottimi, sono un po' troppo derivativi. Tutti gli extra filmati sono in bassa definizione, eccetto i trailer degli altri titoli Sony, presentati in un 1080p eccellente nel caso di Waterhorse e Across the universe e solo sufficiente per Saawaryia. Sono inclusi sottotitoli sia in inglese che in italiano. I contenuti vengon ospitati in un bel menù fisso che però impiega molto tempo a caricarsi, almeno su lettori diversi dalla Playstation 3. La causa della lentezza sta nell'implementazione del linguaggio java, utilizzato per il funzionamento d'un inutile bookmark interattivo.

link a recensioni esterne:
AfDigitale (Bluray italiano)
Forum AV Magazine (Bluray italiano)
Tutto Digitale (Bluray italiano)
DVD Talk (Bluray americano)
Movie Freak (Bluray americano)
Highdefdigest (Bluray americano)

Scheda del film
Imdb